PROGETTO DHOMO: SCIENZA E COMFORT DELL’ABITARE

PROGETTO DHOMO: SCIENZA E COMFORT DELL’ABITARE

“Comfort abitativo” è una definizione che viene spesso utilizzata impropriamente, ad essa però sono legati una serie di parametri fondamentali alla preservazione della nostra salute e al miglioramento del nostro benessere psicofisico: occorre perciò fare chiarezza e definire scientificamente un metodo di “misura” una procedura ripetibile che permetta di progettare e costruire edifici che siano, non solo sostenibili, ma veri e propri garanti di benessere. Nasce con questo obiettivo Dhomo, un progetto di ricerca che vede protagonisti personalità di spicco della ricerca scientifica, della progettazione e dell’edilizia trentina. Promotori e coordinatori dell’importante progetto una famiglia che da anni lavora per sostenere e creare solide collaborazioni con le imprese del territorio: Covi Costruzioni, nello specifico Matteo e Roberto Covi, che fin dall’inizio hanno creduto nell’ambizioso obiettivo tanto da investire in prima persona,
fornendo terreno, esperienza e competenze specifiche alla realizzazion dell’imponent cantiere già in corso d’opera.
Per conoscere dettagli e protagonisti di questa nuova sfida dell’edilizia sostenibile un’affollata platea di operatori e professionisti del settore ha partecipato all’evento organizzato il ventitré gennaio scorso durante la fiera Klimahouse di Bolzano; durante l’evento sono intervenuti Andrea Basso, Pres. Polo Edilizia 4.0, il Prof. Rossano Albatici, docente universitario e responsabile scientifico progetto DHOMO, l’Ing. Stefano Zanon, ricercatore UniTN presso il progetto DHOMO, l’ing. Roberto Covi, ricercatore DHOMO e AD Miniera San Romedio e l’Arch. Mauro Marinelli, ricercatore DHOMO e progettista architettonico.
Nato sullo sfondo di un acceso dibattito che ha ben presto messo al centro il benessere psicofisico ed il comfort di chi gli edifici li abita, Dhomo è il frutto di un intenso tavolo di lavoro che ha visto protagonisti i più importanti enti e associazioni in merito all’edilizia del futuro: Habitec, Lance ma anche il Polo edilizia 4.0.

LA RICERCA

“Quando parliamo di comfort abitativo – afferma Albatici, responsabile scientifico del progetto – è importante prendere coscienza della diversa natura dei parametri da monitorare: da una parte ci sono infatti parametri fisiologici, riconducibili a quattro aree principali che sono l’aspetto igrometrico, visivo, acustico e della qualità dell’aria, dall’altra ci sono parametri legati ad un aspetto qualitativo, come ad esempio la vista verso l’esterno. Mentre i primi possono essere misurati grazie all’utilizzo di sonde che ci permettono di monitorare i livelli d’umidità, la temperatura, i decibel, la presenza o meno di V.O.C, gli altri possono essere valutati e interpretati attraverso l’utilizzo di sondaggi rivolti a chi abita l’edificio con lo scopo di comprendere l’influenza che ad esempio il panorama o la luce naturale stessa hanno sul benessere psicofisico della persona.
Per definire la totalità dei parametri che stanno alla base del nostro comfort abitativo, progetto Dhomo prende in considerazione entrambi gli aspetti. I quattro edifici protagonisti del progetto di ricerca sono stati perciò realizzati con la stessa pianta e la stessa superficie garantendo lo stesso rapporto con il suolo in modo da essere confrontabili tra loro. Sarà quindi possibile comparare tra di loro i due edifici in legno caratterizzati da sistemi impiantistici e meccanici diversi così come i due in laterizio. Allo stesso modo sarà possibile comparare la struttura in legno con impianto domotico con la struttura in laterizio con lo stesso impianto.

Tali comparazioni permetteranno di capire come cambia il comfort per chi abita l’edificio in legno dove è la domotica a gestire temperatura, ricambio d’aria e umidità rispetto a quando, chi abita l’edificio in legno, gestisce in prima persona le stesse funzioni. Le rilevazioni dei vari dati verranno raccolte durante il primo anno in cui gli edifici resteranno disabitati, simulando carichi termici diversi, temperature diverse, etc, e l’anno successivo con l’entrata dei residenti dove il fattore umano sarà la variabile più importante data la capacità di modificare le condizioni dell’abitacolo in base alle singole esigenze.
Per le misure verranno utilizzate due tipi di sonde appositamente sviluppate dal prof. Albatici e dal suo team di ricerca: una per la misura di temperatura e umidità interstiziale che verrà posta tra i materiali che compongono le pareti; l’altra sarà una sonda inserita all’interno di una capsula, parzialmente permeabile all’aria che verrà posizionata laddove ci sono cambi di materiali, come tra isolante e laterizio, e andrà a rilevare i valori di umidità. In un quinto edificio, che non sarà comparato agli altri perché di forma e posizione diversa, e totalmente realizzato in calce, le sonde verranno inserite direttamente all’interno del basamento in calce. Un sistema di rilevazioni a distanza per niente invasivo che permetterà una raccolta dati unica al mondo e che andrà a porre le basi per una nuova edilizia che mette al centro il benessere psicofisico dell’uomo.

IL CANTIERE

Questo straordinario laboratorio a cielo aperto prevede la realizzazione di un vero e proprio borgo alpino, un’area completamente pedonabile e immersa nel verde, dove le macchine non trovano posto in superficie ma rimangono nel sottosuolo liberando spazi comuni di incontro e comunicazione tra edifici e residenti.
Autore del progetto è l’architetto Mauro Marinelli, originario della Val di Non e laureato al Politecnico di Milano dove ha svolto un dottorato di ricerca incentrato proprio sul paesaggio alpino e sulle modalità di costruzione nel suo territorio d’origine. A lui è stata commissionata la realizzazione di quattro edifici di forma e posizione compatibile per consentirne il confronto dei vari parametri. Partendo da un’importante riflessione legata al territorio dove una piacevole area verde posizionata nei pressi del
centro urbano è caratterizzata dalla vicinanza delle Dolomiti del Brenta si è cercato di capire come il principio di disposizione degli edifici avrebbe potuto gestire questa scala di volumi molto diversa: tra l’immensità della montagna e i piccoli dettagli della campagna circostante. Per far fronte a questa prima sfida il progetto parte da una sorta di terrazzamento dal quale emergono i volumi delle case. Viene ricreata l’immagine di comunità, di un nucleo denso dove permane però l’autonomia delle singole abitazioni con ingressi autonomi, pur condividendo spazi collettivi. Gli edifici sono posizionati vicini per liberare lo spazio tutt’attorno. Fondamentale lo studio minuzioso degli spazi aperti.
Qui il concetto di comfort abitativo parte da aspetti qualitativi e sensoriali come il rapporto tra gli spazi e la piacevolezza di un panorama unico. Gli edifici sono caratterizzati da una pianta pulita e ampia con una scala centrale attorno alla quale ruotano tutti gli spazi. I due fronti principali si aprono al paesaggio attraverso ampie vetrate che permettono di mantenere un costante rapporto con l’esterno. Dalla scala centrale si accede al piano superiore che porta alle camere. La scelta dei materiali vede una predominanza di quelli naturali e legati al territorio, dal legno utilizzato per la struttura portante di due dei quattro edifici, alla particolare calce idraulica naturale, un legante esclusivo che rispetta le caratteristiche dell’edilizia antica e naturale realizzata con la materia prima estratta dalle vicine Miniere San Romedio. Accanto ai quattro edifici ne sorgerà poi un quinto, orientato diversamente e perciò non confrontabile con gli altri, dove verranno osservati comportamenti e fenomeni differenti, che andranno a verificare parametri aggiuntivi ma sempre con l’obiettivo di identificare condizioni replicabili nel raggiungimento del comfort abitativo di chi l’abiterà. Lo stesso accadrà per il sesto edificio, anch’esso non confrontabile poiché realizzato con l’utilizzo esclusivo di calce idraulica naturale.
Il progetto di ricerca nasce come una proposta di filiera, con Covi Costruzioni capofila e più di quindici aziende artigiane del territorio unite per realizzare edifici di qualità con nuovi standard di comfort mettendo a disposizione del progetto le proprie competenze fin dalle fasi di progettazione preliminare. Una partnership di valore che ha richiamato anche l’importante investimento stanziato dalla provincia di Trento a sostegno di progetto Dhomo.


Test sul comfort abitativo tra i meleti di Segno

Test sul comfort abitativo tra i meleti di Segno

Il progetto di ricerca. Lo scopo di Dhomo, presentato dall’azienda Covi Costruzioni di Predaia, è studiare la risposta dei vari materiali e tecniche alle condizioni ambientali e all’usura

Una nuova sfida per l’edilizia coniugando scienza ed architettura per il comfort abitativo. Questo è Dhomo, progetto di ricerca sul comfort abitativo della storica azienda Covi Costruzioni srl di Predaia e di altri quindici partner della filiera costruttiva trentina.

Il progetto è stato presentato giovedì scorso alla Miniera San Romedio con intervento di Matteo Covi, direttore tecnico di Dhomo, e di Andrea Basso, già vicepresidente dell’Ance (Associazione trentina dell’edilizia) e presidente del Polo Edilizia 4.0 dedicato all’innovazione ecosostenibile e al sostegno delle attività di ricerca in provincia di Trento con un protocollo che vuole favorire lo sviluppo e il progresso di tutta la filiera trentina delle costruzioni. Ricercatori, progettisti, tecnici ed esperti del mondo dell’edilizia per coniugare scienza e architettura, hanno realizzato un laboratorio a cielo aperto in uno scenario mozzafiato compreso tra i meleti di Segno e le Dolomiti del Brenta. La parte scientifica del progetto è stata coordinata dal dottor Rossano Albatici, docente di Ricerca in Ingegneria a Trento, mentre la parte architettonica dall’architetto Mauro Marinelli del Politecnico di Milano.

Quindici le aziende coinvolte nella fase esecutiva, decine i professionisti che per vocazione si interrogano sui parametri e le condizioni che determinano il benessere abitativo, una famiglia di costruttori (l’impresa Covi, di Predaia) da sempre impegnata nella promozione e nello sviluppo di solide collaborazioni con l’edilizia trentina nel rispetto dell’ambiente, del paesaggio e del benessere di chi lo abita. Il cantiere, già avviato, prevede la costruzione di quattro edifici realizzati con materiali e tecniche costruttive diverse, due in mattone, due in legno, con identica esposizione solare, identica superficie e identici muri portanti dove verranno monitorati nel tempo parametri quantitativi come l’umidità, la luminosità, la qualità dell’aria e la temperatura e parametri fisiologici e adattativi legati al vivere quotidiano delle persone all’interno delle abitazioni.

Il progetto Dhomo è realizzato in collaborazione con l’Università degli Studi di Trento e punta, attraverso un esteso sistema di monitoraggio e una modellazione numerica avanzata, a dare una misura e una valutazione al comfort abitativo. E lo fa siglando un accordo di intesa con un’associazione che, nata il 1 ottobre 2019, conta già numeri importanti: 11 enti, 10.000 soggetti tra aziende e professionisti, 10 progetti avviati all’insegna della sostenibilità ambientale, economica e sociale. L’eccezionale monitoraggio metterà a disposizione del Polo Edilizia 4.0 e dei suoi associati tutti i risultati delle ricerche, dati, best practices, metodologie, percorsi formativi e pratiche legate al comfort abitativo attraverso un tavolo di lavoro che resterà attivo fino al novembre 2021 e che avrà l’obiettivo di redigere delle linee guida sul comfort a vantaggio di tutta la filiera delle costruzioni.